Perché non smettere di avere un blog nell’era dei social network

In un’epoca in cui i social network la fanno da padrone, e tutto ormai ruota attorno a tecnologie sociali come Facebook, Twitter e Instagram, ha ancora senso avere un blog personale?

Sappiamo bene che fin dalla nascita (più o meno nel 1997), i blog hanno sempre avuto la funzione di diario virtuale, in cui i vari blogger raccontavano le proprie esperienze o davano consigli su tematiche di vario tipo. Con un picco avuto intorno al 2003/2004, i blog hanno sempre continuato a funzionare e ad essere il primo strumento comunicativo utilizzato dal popolo del web per dialogare con altre persone e scambiarsi opinioni (tralasciando sistemi di messaggistica istantanea come MSN). Per non parlare del boom avuto negli ultimi anni, in cui sono nate, con un ottimo successo, anche diverse tipologie specifiche di blogger (dal food al travel, dal fashion al marketing).
Cosa è cambiato, dunque, dopo la nascita dei social network?

Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat e altri portali simili hanno sicuramente accelerato il cosiddetto “blogging partecipativo“. Grazie a questi strumenti, condividere contenuti da far arrivare a tantissime persone che commentano e interagiscono con essi è diventato un gioco da ragazzi. Ci si domanda, quindi, se abbia ancora senso portare avanti un blog  pur sapendo che la maggioranza dei lettori, ormai, vive su queste piattaforme in cui tutto è più veloce e immediato.

Un blog, a differenza di un profilo social, viene creato su misura dell’autore stesso, che è anche il padrone dell’intero asset: lui può dunque decidere di gestirlo come meglio crede. Sui social network questo non è possibile: in essi, infatti, l’utente deve sottostare a regole che, se non rispettate, limiteranno di parecchio la visibilità dei propri post. Nonostante il recente inserimento degli “Instant Articles”, più orientato ai publisher, Facebook nasce per scambi veloci e non per contenuti lunghi e di approfondimento.
E di certo sui social non scegliamo la veste grafica. Ci è imposto il formato delle pubblicazioni e il layout è quello proprio del social su cui si scrive: una foto di copertina, una foto profilo, una timeline, e così via.
Infine non dimentichiamo che saranno gli algoritmi del social stesso a determinare la portata dei post: la tendenza, al crescere degli utenti, è quella di diminuire sempre di più la visibilità a scapito di contenuti a pagamento.

I blog costituiscono dunque ancora oggi un asset prezioso dove approfondire le tematiche di competenza, e grazie al quale farsi trovare nella grande confusione di internet, grazie anche alle tecniche di ottimizzazione SEO. E i social possono essere un ottimo veicolo per questi contenuti.

I blog sono anche un modo per far emergere la propria personalità. Professionalmente parlando, e nonostante oggi molti recruiter facciano largo uso dei social network per scoprire un po’ di più sugli aspiranti dipendenti, avere un sito/blog personale costituisce un’ottima vetrina e permette di avere il proprio portfolio all’interno di un unico spazio.

In definitiva: social e blog possono (e dovrebbero!) convivere nella presenza digitale online, sia che si parli di business che di contenuti personal, poiché hanno peculiarità diverse e complementari.

Cosa ne pensate? Credete sia utile possedere un blog oggi?

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